La morte non è niente. Non conta.
Io me ne sono solo andato nella stanza accanto.
Non è successo nulla.
Tutto resta esattamente come era.
Io sono io e tu sei tu e la vita passata che abbiamo vissuto così bene insieme è immutata, intatta.
Quello che siamo stati l'uno per l'altro lo siamo ancora.
Chiamatemi con il mio vecchio nome.
Parlate di me con la facilità che avete sempre usato.
Non cambiate il tono della vostra voce.
Non assumete un'aria forzata di solennità e di dolore.
Ridete come abbiamo sempre riso degli scherzi che facevamo insieme.
Sorridete, pensate a me e pregate per me.
Fate che il mio nome rimanga sempre quella parola familiare che è stata.
Pronunciatelo senza sforzo, senza che diventi l'ombra di un fantasma.
La vita significa tutto ciò che ha sempre significato.
E' la stessa che è sempre stata.
C'è una continuità assoluta, ininterrotta.
Cos'è questa morte se non un incidente insignificante?
Perchè dovrei essere lontano dal vostro cuore dal momento che non sono con voi?
Vi sto soltanto aspettando, da qualche parte, molto vicino, appena svoltato l'angolo.
Va tutto bene.
"Settembre"
Rosamunde Pilcher
(Antica preghiera scozzese)
martedì 10 giugno 2008
Da 6 anni sul mio comodino. Era una giornata di sole, come questa, io facevo esami di diritto privato e giocava la nazionale...
Pubblicato da dudu alle 10:18
Etichette: Storia di un viaggio
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2 commenti:
Non conosco bene la tua storia ma qualcosa so, se questa poesia è rivolta a chi penso TI ABBRACCIO grande Roby e ti voglio bene. baci Stefy
Si Ste, credo tu abbia capito! Grazie dell'affettuoso e prezioso abbraccio!! tvb anch'io!
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