Ero su nuvoleapatiche, (ve lo consiglio, è un blog parecchio attivo, sinonimo di blogger protagonista consapevole del secolo: http://nuvoleapatiche.splinder.com/) e mi è venuto in mente Chuong.
Chuong è il mio amico di penna di soli 31 anni, rinchiuso in una cella texana in attesa del suo momento. Ho cominciato a scrivergli non avendo idea di quello che mi aspettava.
Mi sento parte della sua vita oggi, dopo quasi due anni. Il punto è che non lo so fino a quando la sua vita gli consentirà di impugnare una penna per riempire un foglio di parole inglesi da lasciare alla censura prima di giungere fino alla mia cassetta della posta.
Non posso giustificare questo diniego di giustizia.
Ha ucciso un uomo, durante una rapina. Deve pagare per questo, ne sono più che convinta. Ma la pena, insieme allo scopo afflittivo, deve avere quello rieducativo. Come si può pensare di "risocializzare" un soggetto se lo si uccide? Come si può pensare di fare giustizia, macchiandosi del crimine più terribile? Gli errori e gli orrori presto presentano il conto e va saldato. Ma non c'è proporzione cavolo! E' fuori discussione: la vita è il dono supremo. Ciascuno sceglie di gestirla a suo modo e ci pensa il tessuto sociale e giuridico, a portarti il conto di cui dicevo...
Tutti hanno diritto a difendersi e a pagare in proporzione. Tutti hanno il diritto alla conversione che non è certo garantito dall'uccisione.
venerdì 16 maggio 2008
Chuong
Pubblicato da dudu alle 13:27
Etichette: Storia di un viaggio
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1 commenti:
Di certo sono temi non senplici... in un mondo di "vendette" pensare alla pietà per chi ha commesso un cimine è impresa ardua e coraggiosa- Ho anche io un blog lavogliadicapire.blogspot.com e come te scrivo senza alcuna pretesa di cambiare o criticare ma solo esprimere quello che si sente esplodere dentro. Complimenti per i contenuti
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